Sicuramente e' un piatto diffuso nell'Italia del '500 e del '600, come testimoniano i ricettari di Cristofaro di Messisburgo e Bartolomeo Scappi. Il piatto sembrava scomparso e lo si ritrova nella Marca Trevigiana solo in questo secolo, nelle due versioni e proposte dal Messisburgo nella prima meta' del ‘500 e cioe' con i pizzoni alla moda di Treviso e con i pollastri alla moda di Motta di Livenza. Per quanto riguarda l'attuale nome, il Maffioli pensa sia giunto nel Trevigiano dalla Sardegna dopo l'Unita' d'Italia.
Spennare, fiammeggiare e svuotare i piccioni.
Tagliare in quarti. Farli rosolare in poco olio di oliva e poco burro, congiuntamente a un trito sottile di sedano.
Insaporirli con sale, coprirli e cuocerli lentamente. A cottura ultimata, lasciarli raffreddare e disossarli, gettando nella pentola del brodo le ossa e far bollire ulteriormente.
Tagliare il pane a fette di circa 1/2 cm, dopo averlo unto con pochissimo burro fuso, e disporlo sul fondo della zuppiera. Bagnare con il brodo gia' filtrato; spolverare con grana grattugiato e dei filetti di carne di piccione (a listarelle); aggiungere brodo, altre fette di pane, ancora grana e carne, fino ad esaurimento degli ingredienti.
Irrorare il tutto con brodo bollente, ultimando la cottura in forno per almeno due ore a 80° lasciando covare la zuppa. Durante la cottura, se necessario, inumidire con brodo.
Servire molto bollente facendo attenzione alla consistenza, che dovra' essere piuttosto morbida e poco brodosa.
Vi assicuro che la fatica vi ripagherà con un risultato strepitoso.